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Per Aspera Ad Veritatem n.16
Questioni di bioetica

Stefano Rodotà - Editori Laterza 1997





Questo volume, a cura di Stefano Rodotà, docente di Diritto civile presso l'Università "La Sapienza" di Roma, nonché Presidente dell'Autorità Garante per la protezione dei dati personali, offre un'interessante panoramica del dibattito che si è sviluppato in questi ultimi anni a livello internazionale nel campo della bioetica.
Al suo interno sono raccolti numerosi contributi di autorevoli studiosi e ricercatori impegnati direttamente sul campo della ricerca scientifica, che pongono interrogativi, elaborano soluzioni e cercano risposte ai numerosi problemi etici della società contemporanea, e, in quanto intellighèntia, il loro apporto è da ritenere un punto di riferimento importante in grado di orientare le scelte della classe politica nei confronti delle future generazioni.
Nel testo vengono messi in rilievo i grandi temi dell'etica, che oggi sempre più si intrecciano con i problemi connessi alla innovazione scientifica e tecnologica impetuosa ed inquietante: la sperimentazione sull'uomo, gli espianti e trapianti di organi, di tessuti e di sostanze umane, la diffusione di sostanze geneticamente manipolate, le tecniche di trasferimento o modificazione dei geni, finalizzate a migliorare le caratteristiche delle piante o degli animali per renderli più resistenti ai fattori esterni, nonché la produzione di sostanze utili in campo medico, come ad esempio i vaccini.
In effetti, se da un lato la rivoluzione biologica, connessa agli straordinari sviluppi nella tecnica, conglobati nel vocabolo biotecnologia, promette di essere portatrice di enormi vantaggi per la sanità e per il benessere della specie umana, dall'altra tuttavia comporta alcuni rischi connessi alla sua applicazione e alla possibile alterazione dell'ambiente dal quale dipendono le condizioni di vita delle future generazioni.
La società si trova pertanto di fronte a importanti interrogativi che vertono sulla legittimità del potere scientifico-tecnico caratteristico del mondo occidentale (sempre guidato da una logica di profitto), nonché sulle sue condizioni di esercizio, sulle sue finalità. In particolare, i rischi sono associati da un lato alla manipolazione del patrimonio genetico degli esseri viventi nel medio e lungo termine, dall'altro al rilascio nell'ambiente di organismi modificati che potrebbero distruggere o alterare sostanze essenziali per la biosfera, o essere nocivi per la salute dell'uomo.
Connesso all'uso delle biotecnologie vi è anche il timore che la rivoluzione biotecnologica possa accrescere sempre di più la dipendenza dei paesi in via di sviluppo dai paesi più industrializzati che, avendo a disposizione maggiori capitali e personale qualificato, sono in grado di competere e di mantenere il predominio sui principali mercati mondiali.
In altri termini al progresso scientifico, allo sviluppo, all'aumento della produttività, si associa anche un possibile cambiamento strutturale radicato nell'evoluzione della base produttiva delle società industrializzate a scapito dei paesi in via di sviluppo. Queste implicazioni politiche ed economiche, fanno riflettere sulle scelte da compiere, sugli obiettivi, sulle responsabilità nei confronti delle future generazioni, e mettono in evidenza problemi che richiedono una risposta urgente alla sfida lanciata dal progresso biotecnologico.
Questa risposta può essere data dal diritto che, in quanto strumento di regolamentazione e di soluzione dei conflitti, è anche il mezzo capace di salvaguardare i principi fondamentali e universali dell'uomo, non avulso dall'etica, in grado di superare le frontiere e le diversità culturali di ciascun popolo e secondo il quale la scienza potrà essere governata.



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